sabato 20 giugno 2009

GLI STUDENTI RISPONDONO COSI'

Gli studenti: "Un passo importante" "Noi abbiamo proposto questa sperimentazione anche in altre città e siamo contenti che la provincia di Roma abbia fatto questo passo. Ora la nostra campagna mira a rendere gratuiti i preservativi nella fascia di età dai 16 ai 30 anni". Esulta il coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti (Uds) Tito Russo: "Tutti i governi che si sono succeduti in questi anni sono stati un pò restii a facilitare l’accesso a pratiche contraccettive, sia perché un po' sotto le ingerenze del Vaticano sia per questioni di lobby economiche - ha spiegato Russo - Oggi è stato fatto un passo importante, ma i distributori da soli però non risolvono il problema, accanto a loro serve una cultura della sessualità consapevole. Anche per questo - ha concluso - stiamo proponendo di dedicare dal 30 al 50% della programmazione dei corsi pomeridiani a tematiche legate alle giovani generazioni come l’omosessualità, sostanze psicoattive, e sessualità".

Condom nelle scuole a Roma

Nei licei e negli istituti superiori della capitale e Provincia arriveranno i distributori di preservativi. Per combattere l'Aids e le malattie a trasmissione sessuale.

Metodo giusto o solita iniziativa folcloristica?
dì la tua...

Distributori di preservativi negli istituti superiori e nelle università di Roma e provincia. Ecco la grande novità prevista per il prossimo anno scolastico. Sulla falsariga del modello inglese che prevede addirittura condom gratis per i giovani inglesi sessulamente attivi, ora anche gli adolescenti della capitale e dintorni potranno procurarsi un condom senza troppe difficoltà. L'iniziativa fa parte della campagna "Consapevolezza e libertà", il programma di sostegno all'insegnamento dell'educazione sessuale negli istituti superiori" promosso da Sinistra e Libertà, Giovani Democratici, associazione Luca Coscioni, Rosa Arcobaleno e Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli. Il Consiglio provinciale della capitale ha infatti approvato oggi una mozione che impegna il presidente Nicola Zingaretti ad aderire alla campagna."Giusta, coraggiosa e lungimirante la scelta del Consiglio di far aderire la Provincia di Roma alla campagna Consapevolezza e libertà - si può leggere in una nota dell'assessore alle Politiche culturali Cecilia D'Elia. E' importante "che un'istituzione pubblica come la Provincia di Roma si faccia carico di intervenire concretamente per contrastare la diffusione del virus Hiv". E prosegue dicendo che "soprattutto tra le giovani generazioni, stiamo assistendo ad un allarmante e pericolosissimo abbassamento di attenzione nei confronti dell'Aids. Si è diffusa l'erronea percezione che il virus non sia più un problema e che l'Aids sia curabile". In realtà si sta verificando esattamente il fenomeno contrario e in Italia le nuove infezioni sono in aumento. Non c'è dubbio che l'iniziativa dei distributori di preservativi nelle scuole sia un piccolo passo nella direzione giusta, un'iniziativa lodevole quanto si vuole ma bisognerà vedere se la presenza dei distributori di condom nei luoghi dove vivono i giovani produrrà risultati concreti nella lotta alle malattie. Immediata la reazione del Vaticano con un intervento del cardinale Agostino Vallini che ha definito l'introduzione dei condom nelle scuole come un tentativo di "banalizzare nuovamente i temi dell'affettività, della sessualità e dell'educazione giovanile, proprio in un tempo in cui è al centro dell'attenzione di tutti la questione dell'emergenza educativa".
In realtà, per combattere seriamente l'Aids e le malattie a trsmissione sessuale sarebbe necessaria una campagna su scala nazionale, con tanto di battage pubblicitario e interventi nelle scuole, in televisione, non alle due di notte ma in prima serata. E soprattutto avere un approccio realistico e non ideologico al problema.

A quando dunque la Condom Card?

martedì 9 giugno 2009

Ai ragazzi non manca l’educazione civica ma un interesse per la propria esistenza


Per molti giovani ormai le notti del sabato si riducono a un’occasione per anestetizzare la noia e il vuoto con musica, droga e alcool. È l’emergenza di cui si parla tanto, e non bastano i corsi sull’affettività per farvi fronte

Le cronache informano che in una sola notte di un fine settimana a Roma sono state elevate contravvenzioni per 4 mila euro, quasi tutte per guida in stato di ubriachezza mista a droga, e sono state ritirate una quarantina di patenti. Dall’inizio dell’anno le forze dell’ordine hanno sequestrato nella capitale oltre 200 patenti per lo stesso motivo. Lo stato dei soggetti era a livelli incredibili: caso limite quello di un giovane sotto effetto di alcool ed eroina che ha investito un’auto dei carabinieri mandandone due all’ospedale. Si parla di molte emergenze ma questa sta diventando una delle più drammatiche e sconvolgenti. Dunque, le notti del sabato per una fetta importante dei giovani si riducono a questo: ballare fino all’alba assordati da musica ad altissimo volume, imbottirsi di alcool e spesso anche di droga e concludere la festa col buttare la propria vita nella strada come posta di una tragica roulette russa. Non si tratta soltanto di un problema di salute né soltanto di vita o di morte, ma è persino peggio: quel che esprime un simile comportamento è la necessità di anestetizzare una noia infinita, un’assenza sconfinata di interesse per qualsiasi cosa, di anestetizzarle col fracasso, con l’agitazione psicomotoria, l’alcool e la droga. Chi si comporta così è dominato dal terrore di guardare quel che ha dentro, e cioè assolutamente niente, e di dover far fronte alla disperazione che genera la coscienza del vuoto. Come è possibile non considerare una terribile emergenza che tanti giovani si sentano così?Poiché il problema è questo la soluzione non è certamente solo tecnica. Imporre alle discoteche e ai locali notturni regole severe sullo spaccio degli alcolici, un controllo sulla diffusione delle droghe, al limite riduzioni di orari: tutto questo è necessario e nessuna autorità pubblica potrebbe esimersi dal farlo senza venir meno ai suoi doveri. Ma nessuno può illudersi che basti. Si troveranno altre scappatoie e nasceranno altri problemi, come quelli delle bande che riempiono il loro vuoto passeggiando e provocando anche con i coltelli. Il problema è evidentemente l’emergenza educativa di cui si parla tanto e per la quale non si fa niente. Né basterà propinare corsi di educazione civica, o peggio quella emerita buffonata detta “educazione all’affettività”. È ironico che siano proprio coloro che si scagliano contro i metodi e i princìpi “d’altri tempi” a proporre soluzioni in quel classico stile predicatorio che fa presa sui giovani come l’acqua sul vetro. Famiglia e scuola sono le chiavi della soluzione. E cosa può fare la scuola per trasmettere valori che non lascino la possibilità che si crei quel vuoto di cui si diceva, visto che è sbagliato e dannoso che la scuola propini un’etica di Stato non si sa come e da chi confezionata? Trasmettere interesse. E quel che più di ogni altra cosa stimola l’interesse è la conoscenza, la passione di conoscere. Non è una ricetta magica, anzi è una via tortuosa e faticosa ma che, se percorsa, dà un risultato sicuro. Per apprezzare quanto riempia di valori interiori il conoscere – apprendere a conoscere il mondo che ci circonda, la nostra storia, lo spazio in cui viviamo, e poi esplorare se stessi, gli altri, e apprendere a dominare delle attività scoprendo quali risorse offra questo dominio, che sia quello di far musica o dipingere o scrivere – occorre vincere la fatica che questo comporta. È l’ostacolo oltre il quale c’è un grande premio. Una scuola basata sul principio che non bisogna stancarsi mai e tutto deve essere facile come il gioco più banale, crea un esercito di disperati. di Giorgio Israel