giovedì 23 luglio 2009

Baby docenti al Da Schio Gli studenti fanno lezione





SCUOLA. L'istituto vicentino ha deciso di affidare agli alunni più bravi alcuni corsi di recupero estivi a fine agosto
Dovranno seguire i ragazzi con una sola materia di debito L'idea nata per unire esigenze economiche e formazione

  • 12/07/2009

Fino a poche settimane fa erano vicini di banco e durante i compiti in classe si scambiavano i bigliettini, cercando di non farsi notare dai professori. Ora, però, questo gesto alcuni studenti del Da Schio dovranno dimenticarlo, almeno per questa estate. Sì, perché i prossimi insegnanti saranno proprio i loro amici studenti, che negli ultimi giorni di agosto avranno il compito di preparare i colleghi per gli esami di recupero.
Si chiama "Peer education" - educazione alla pari - ed è la nuova iniziativa promossa dall'istituto Almerico Da Schio. La scuola vicentina, infatti, ha deciso di "promuovere" i quindici alunni più bravi dell'istituto incaricandoli di tenere i corsi di recupero ai ragazzi che hanno terminato l'anno con una sola insufficienza, non grave.
«L'idea - spiega il preside Enrico Delle Femmine - è nata per valorizzare gli studenti più bravi, e inoltre per coniugare l'esigenze economiche. Al momento, infatti, con i fondi copriamo le spese per i corsi di recupero degli alunni con maggiori difficoltà, ma non per tutti gli altri. Così, abbiamo deciso di affidare agli studenti con i voti migliori i corsi di recupero dei compagni con una sola materia di debito».
Le caratteristiche dei docenti novelli? Conoscenza della materia, voglia di rapportarsi col prossimo e soprattutto spigliatezza. «Certo - afferma la professoressa Paola Bortolan, coordinatrice del progetto "peer education" - non possiamo affidare la cattedra a ragazzi "so tutto io" e che non siano propensi a mettersi a disposizione degli altri. Abbiamo cercato di selezionare alunni in gamba».
I quindici secchioni, provenienti dalle classi seconda, terza e quarta, si divideranno in tre gruppi, in base agli insegnamenti che andranno ad affrontare. Si terranno, infatti, lezioni di matematica, economia aziendale e lingue straniere. «Ogni ragazzo seguirà al massimo tre alunni - continua Bortolan - e i corsi si terranno negli ultimi 10 giorni di agosto, in prossimità degli esami di recupero».
Gli alunni dei giovani professori, come detto, saranno coloro che hanno terminato l'anno con una sola insufficienza, non grave, e che quindi non si trovano in condizioni disperate. «I corsi di recupero della "peer education" - dichiara Delle Femmine - sono destinati ai ragazzi ai quali il consiglio di classe ha indicato di fare uno studio individuale. La scuola, infatti, per problemi di fondi non poteva inserirli all'interno dei corsi di recupero tradizionali, e quindi precedentemente aveva consigliato loro di studiare per conto proprio».
A coordinare gli insegnamenti tra colleghi di banco ci saranno tre professori tutor, che prima dell'inizio delle lezioni spiegheranno ai quindici junior come insegnare le materie e come rapportarsi con gli allievi. «Non saranno lasciati da soli - afferma il preside Enrico Delle Femmine -. Crediamo sia fondamentale ricevere le giuste direttive da chi l'insegnante lo fa di mestiere».
Gli sforzi dei giovani professori-studenti non saranno invani. A loro, infatti, saranno destinati alcuni premi. «Grazie alla collaborazione col comitato genitori - conclude il preside - gli studenti avranno in regalo il libro di testo, nuovo, sulla disciplina che hanno insegnato; possono avere alcuni crediti, e infine saranno premiati con una borsa di studio di circa 50 euro. Vogliamo che i ragazzi sentano la scuola come qualcosa di loro, e che entrino nelle dinamiche dell'istituto».

Nicola Negrin

sabato 20 giugno 2009

GLI STUDENTI RISPONDONO COSI'

Gli studenti: "Un passo importante" "Noi abbiamo proposto questa sperimentazione anche in altre città e siamo contenti che la provincia di Roma abbia fatto questo passo. Ora la nostra campagna mira a rendere gratuiti i preservativi nella fascia di età dai 16 ai 30 anni". Esulta il coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti (Uds) Tito Russo: "Tutti i governi che si sono succeduti in questi anni sono stati un pò restii a facilitare l’accesso a pratiche contraccettive, sia perché un po' sotto le ingerenze del Vaticano sia per questioni di lobby economiche - ha spiegato Russo - Oggi è stato fatto un passo importante, ma i distributori da soli però non risolvono il problema, accanto a loro serve una cultura della sessualità consapevole. Anche per questo - ha concluso - stiamo proponendo di dedicare dal 30 al 50% della programmazione dei corsi pomeridiani a tematiche legate alle giovani generazioni come l’omosessualità, sostanze psicoattive, e sessualità".

Condom nelle scuole a Roma

Nei licei e negli istituti superiori della capitale e Provincia arriveranno i distributori di preservativi. Per combattere l'Aids e le malattie a trasmissione sessuale.

Metodo giusto o solita iniziativa folcloristica?
dì la tua...

Distributori di preservativi negli istituti superiori e nelle università di Roma e provincia. Ecco la grande novità prevista per il prossimo anno scolastico. Sulla falsariga del modello inglese che prevede addirittura condom gratis per i giovani inglesi sessulamente attivi, ora anche gli adolescenti della capitale e dintorni potranno procurarsi un condom senza troppe difficoltà. L'iniziativa fa parte della campagna "Consapevolezza e libertà", il programma di sostegno all'insegnamento dell'educazione sessuale negli istituti superiori" promosso da Sinistra e Libertà, Giovani Democratici, associazione Luca Coscioni, Rosa Arcobaleno e Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli. Il Consiglio provinciale della capitale ha infatti approvato oggi una mozione che impegna il presidente Nicola Zingaretti ad aderire alla campagna."Giusta, coraggiosa e lungimirante la scelta del Consiglio di far aderire la Provincia di Roma alla campagna Consapevolezza e libertà - si può leggere in una nota dell'assessore alle Politiche culturali Cecilia D'Elia. E' importante "che un'istituzione pubblica come la Provincia di Roma si faccia carico di intervenire concretamente per contrastare la diffusione del virus Hiv". E prosegue dicendo che "soprattutto tra le giovani generazioni, stiamo assistendo ad un allarmante e pericolosissimo abbassamento di attenzione nei confronti dell'Aids. Si è diffusa l'erronea percezione che il virus non sia più un problema e che l'Aids sia curabile". In realtà si sta verificando esattamente il fenomeno contrario e in Italia le nuove infezioni sono in aumento. Non c'è dubbio che l'iniziativa dei distributori di preservativi nelle scuole sia un piccolo passo nella direzione giusta, un'iniziativa lodevole quanto si vuole ma bisognerà vedere se la presenza dei distributori di condom nei luoghi dove vivono i giovani produrrà risultati concreti nella lotta alle malattie. Immediata la reazione del Vaticano con un intervento del cardinale Agostino Vallini che ha definito l'introduzione dei condom nelle scuole come un tentativo di "banalizzare nuovamente i temi dell'affettività, della sessualità e dell'educazione giovanile, proprio in un tempo in cui è al centro dell'attenzione di tutti la questione dell'emergenza educativa".
In realtà, per combattere seriamente l'Aids e le malattie a trsmissione sessuale sarebbe necessaria una campagna su scala nazionale, con tanto di battage pubblicitario e interventi nelle scuole, in televisione, non alle due di notte ma in prima serata. E soprattutto avere un approccio realistico e non ideologico al problema.

A quando dunque la Condom Card?

martedì 9 giugno 2009

Ai ragazzi non manca l’educazione civica ma un interesse per la propria esistenza


Per molti giovani ormai le notti del sabato si riducono a un’occasione per anestetizzare la noia e il vuoto con musica, droga e alcool. È l’emergenza di cui si parla tanto, e non bastano i corsi sull’affettività per farvi fronte

Le cronache informano che in una sola notte di un fine settimana a Roma sono state elevate contravvenzioni per 4 mila euro, quasi tutte per guida in stato di ubriachezza mista a droga, e sono state ritirate una quarantina di patenti. Dall’inizio dell’anno le forze dell’ordine hanno sequestrato nella capitale oltre 200 patenti per lo stesso motivo. Lo stato dei soggetti era a livelli incredibili: caso limite quello di un giovane sotto effetto di alcool ed eroina che ha investito un’auto dei carabinieri mandandone due all’ospedale. Si parla di molte emergenze ma questa sta diventando una delle più drammatiche e sconvolgenti. Dunque, le notti del sabato per una fetta importante dei giovani si riducono a questo: ballare fino all’alba assordati da musica ad altissimo volume, imbottirsi di alcool e spesso anche di droga e concludere la festa col buttare la propria vita nella strada come posta di una tragica roulette russa. Non si tratta soltanto di un problema di salute né soltanto di vita o di morte, ma è persino peggio: quel che esprime un simile comportamento è la necessità di anestetizzare una noia infinita, un’assenza sconfinata di interesse per qualsiasi cosa, di anestetizzarle col fracasso, con l’agitazione psicomotoria, l’alcool e la droga. Chi si comporta così è dominato dal terrore di guardare quel che ha dentro, e cioè assolutamente niente, e di dover far fronte alla disperazione che genera la coscienza del vuoto. Come è possibile non considerare una terribile emergenza che tanti giovani si sentano così?Poiché il problema è questo la soluzione non è certamente solo tecnica. Imporre alle discoteche e ai locali notturni regole severe sullo spaccio degli alcolici, un controllo sulla diffusione delle droghe, al limite riduzioni di orari: tutto questo è necessario e nessuna autorità pubblica potrebbe esimersi dal farlo senza venir meno ai suoi doveri. Ma nessuno può illudersi che basti. Si troveranno altre scappatoie e nasceranno altri problemi, come quelli delle bande che riempiono il loro vuoto passeggiando e provocando anche con i coltelli. Il problema è evidentemente l’emergenza educativa di cui si parla tanto e per la quale non si fa niente. Né basterà propinare corsi di educazione civica, o peggio quella emerita buffonata detta “educazione all’affettività”. È ironico che siano proprio coloro che si scagliano contro i metodi e i princìpi “d’altri tempi” a proporre soluzioni in quel classico stile predicatorio che fa presa sui giovani come l’acqua sul vetro. Famiglia e scuola sono le chiavi della soluzione. E cosa può fare la scuola per trasmettere valori che non lascino la possibilità che si crei quel vuoto di cui si diceva, visto che è sbagliato e dannoso che la scuola propini un’etica di Stato non si sa come e da chi confezionata? Trasmettere interesse. E quel che più di ogni altra cosa stimola l’interesse è la conoscenza, la passione di conoscere. Non è una ricetta magica, anzi è una via tortuosa e faticosa ma che, se percorsa, dà un risultato sicuro. Per apprezzare quanto riempia di valori interiori il conoscere – apprendere a conoscere il mondo che ci circonda, la nostra storia, lo spazio in cui viviamo, e poi esplorare se stessi, gli altri, e apprendere a dominare delle attività scoprendo quali risorse offra questo dominio, che sia quello di far musica o dipingere o scrivere – occorre vincere la fatica che questo comporta. È l’ostacolo oltre il quale c’è un grande premio. Una scuola basata sul principio che non bisogna stancarsi mai e tutto deve essere facile come il gioco più banale, crea un esercito di disperati. di Giorgio Israel

venerdì 29 maggio 2009

FRANCIA: SCUOLE VIOLENTE; SARKOZY, PERQUISIRE CARTELLE


Si avvicinano le elezioni e Nicolas Sarkozy torna il Super-Sarko' dei tempi in cui voleva ripulire la banlieue dai teppisti con il ''karcher'', il compressore in uso ai netturbini. Nel mirino del presidente della repubblica, scuole e - di nuovo - periferie: insegnanti a perquisire le cartelle dei ragazzini, unita' mobili e ''nemmeno piu' una tromba di scale abbandonata ai delinquenti''. A dieci giorni dalle elezioni, l'ondata di reazioni al discorso pronunciato oggi dal capo dell'Eliseo sul nuovo arsenale di leggi antiviolenza e' stata enorme. Soprattutto perche' Sarkozy ha parlato soprattutto di blindare le scuole, di controllare gli studenti e tutto quel che hanno in tasca, dando il potere di perquisire a insegnanti e personale di assistenza. ''Le scuole devono diventare santuari al riparo da ogni forma di violenza'' ha tuonato Sarkozy dando il via libera alle proposte del ministro dell'Istruzione, Xavier Darcos, che da qualche giorno aveva lanciato l'idea di metal detector e perquisizioni all'ingresso degli istituti. ''Questi non conoscono la scuola, ne' gli studenti - ha ironizzato il Verde Daniel Cohn-Bendit in tv - se suona l'allarme del metal detector diventa una nuova sfida, un divertimento. Vogliamo vedere a che ora si riesce a cominciare a entrare in classe con questi sistemi?''. Ma Sarkozy, che ai provvedimenti di polizia estremamente decisi aveva fatto il callo durante la permanenza a capo del ministero degli Interni, prima di essere eletto all'Eliseo, non si e' fermato qui: gli insegnanti dovranno essere ''autorizzati'' a perquisire le cartelle, e un apposito decreto dovrebbe scattare entro un mese per consentire, alla ripresa dell'anno scolastico, piena operativita' delle nuove norme. Dovra' essere portato a termine uno studio particolare su 184 istituti individuati come i piu' ''caldi'' di Francia e i provveditori dovranno avere a disposizione ''unita' mobili'' di agenti da spedire nelle scuole. Agli ingressi o anche nei dintorni. Il discorso di Sarkozy e' partito dalle recenti ondate di violenze negli istituti di Francia, soprattutto accoltellamenti e aggressioni da parte di ragazzi nei confronti degli insegnanti. Non sono mancate risse, regolamenti di conti, rapine e racket: ''i reati sono aumentati del 4% a marzo - ha ammesso Sarkozy - e di oltre il 2% in aprile. E a maggio ci aspettiamo cifre indubbiamente difficili''. La rotta e' quindi segnata: ''basta con il buonismo'', basta ''con la dittatura dei buoni sentimenti'', avanti tutta ''senza remore e concessioni'' per lottare contro ''bande e violenze urbane, traffici di droga e di armi''. Le banlieue sono piu' che mai nel mirino, ''dobbiamo riconquistare'' i quartieri caduti in mano ai delinquenti - ha detto - ''funzionari specializzati avranno il compito di individuare tutti i segnali esterni di improvvise ricchezze e colpire i malviventi nel portafogli''. Video-sorveglianza, prevenzione e tutto quanto ''troppo lasciato andare in questi ultimi anni'', ha aggiunto il presidente. Con qualche particolare crudo che mirava a colpire l'immaginario dei francesi: ''nemmeno piu' una strada, una cantina, una tromba delle scale, deve rimanere abbandonata ai teppisti''. Oggi Sarkozy ha ricevuto il plauso della ministra italiana Mariastella Gelmini: ''Credo che Sarkozy non abbia assunto queste misure a cuor leggero, penso che se le ha assunte ha visto che si sono rese necessarie''. La linea dura del presidente francese, ha infatti trovato d'accordo il ministro . ''Constato a malincuore questo aumento della violenza nelle scuole, ma e' chiaro che la scuola non puo' diventare una zona franca e non puo' essere un luogo dove la violenza e' ammessa. Quindi, se si verificano casi gravi, come in quello della Francia, penso che Sarkozy abbia fatto bene a prendere le misure conseguenti'', ha osservato il ministro. ''In Italia - ha aggiunto - non abbiamo una situazione cosi' pesante, di cosi' forte violenza. Stiamo pero' combattendo il bullismo e situazioni in cui si verificano alcune conflittualita' all'interno della scuola, ma la situazione e' molto piu' tranquilla''.

mercoledì 27 maggio 2009

Accoglienza degli adolescenti, seminario al Tribunale per i minorenni


L'accoglienza di adolescenti è stato il tema del sesto seminario di studi giuridico-sociali, alla presenza di 145 partecipanti ...nel Tribunale per i Minorenni di Catanzaro su iniziativa del Tribunale stesso, del Centro Giustizia Minorile Calabria e Basilicata e dell'Associazione Nazionale Pedagogisti Italiani (ANPE). ...La relazione principale è stata tenuta da Alessandro Padovani, direttore dell'Istituto ''Don Calabria' - Comunità S. Benedetto - di Verona, nonché componente privato della Sezione Minori della Corte d'Appello di Venezia. Padovani ha esortato ad una lucida analisi di ciò che funziona e di ciò che non funziona con gli adolescenti. Interventi integrati, precoci e tempestivi, i cui ingredienti minimi sono l'attenzione, la comunicazione e il coinvolgimento dei genitori, devono essere effettuati in una logica pedagogica educativa non con interventi funzionali ai professionisti, discontinui e non coordinati, controproducenti in quanto acuiscono le sofferenze psicologiche dei minori e bloccano le loro capacità decisionali. Il fatto che 95 adolescenti su 100 rimangono nei circuiti di assistenza è significativo del precariato di molti adulti rispetto agli adolescenti e della crisi di credibilità a cui gli adulti vanno incontro se con la loro disattenzione e con i loro interventi superficiali e non coesi favoriscono la persistenza o la ripetizione dei fenomeni negativi che vorrebbero arginare. Un atteggiamento di responsabilità porta a rifiutare gli interventi protettivi in stile maternage camuffati da interventi educativi e ad esigere la capacità di valutare gli effetti degli interventi progettati, considerando il contesto sociale e familiare degli adolescenti e non perdendo di vista il loro riscatto dai processi di esclusione. Rosa Fiore, responsabile del settore prevenzione del Centro Calabrese di Solidarietà e del Centro polivalente per i giovani del Comune di Catanzaro, sito in via Fontana Vecchia, dove si alternano 70-80 utenti al giorno, tra cui disabili, rom ed extracomunitari e altri 4 educatori con lo stile della peer education, ha rimarcato come i giovani vengono alla ribalta solo per alcuni episodi di vandalismo (es. creolina nelle scuole, scritte sui muri) ma in effetti sono piuttosto trascurati e anche addormentati. Gli adolescenti, categoria inventata dal nostro sistema economico, sono in effetti degli adulti marginali, privi di spazi sociali e lavorativi; ma è anche vero che, se affiancati da adulti capaci di ascoltarli e di coinvolgerli in progetti da realizzare insieme, i giovani si dimostrano capaci di costruire e di esercitare in modo positivo la loro libertà. Nelle conclusioni il giudice Carlo Caruso ha criticato l'atteggiamento dottrinale assunto da diversi presunti educatori, falsi maestri che assumono il tema della legalità (minimo etico) come argomento da palcoscenico su cui si esibiscono distribuendo a piene mani precetti e divieti ma non sono capaci di ascoltare gli altri e forse neanche se stessi né di superare le illusioni e gli schemi ideologici. Il rapporto educativo con gli adolescenti richiede grande sensibilità e capacità di ascolto e di accoglienza per ogni persona, nel rispetto della sua dignità, pegno di credibilità, di autorevolezza e di sicura efficacia dei pur doverosi interventi di correzione.La conclusione dei seminari giuridico-sociali è prevista per giovedì 18 giugno a livello regionale a Catanzaro alla presenza di Maria Luisa De Natale, pro-rettore della Università Cattolica di Milano, unitamente alle autorità e ai responsabili dell'intero percorso formativo realizzato durante l'anno.

"Il bambino di cioccolato" di Roberto Grande



Dieci storie di bambini e adolescenti nella narrazione del loro psicoterapeuta. I I fatti di cronaca hanno sempre più spesso per protagonisti bambini e adolescenti; e non solo nelle vesti di vittime, ma anche di carnefici. Il disagio, la sofferenza possono tradursi in mutismo ed estraneazione come in violenza e bullismo, oppure - sotto forme meno eclatanti - in uno scarso rendimento scolastico o un generale atteggiamento di sfida nei confronti dei genitori. Allarmati, questi ultimi e sovente le scuole chiedono l’intervento degli psicoterapeuti.Roberto Grande è uno di questi. Le storie che narra in questo libro sono i casi esemplari di cinque bambini e cinque adolescenti. In primo piano ci sono loro, e con loro la voce del terapeuta, dei suoi dubbi, delle sue ansie, della sua rabbia di fronte a ciò che sta attorno a questi bambini e adolescenti: un mondo di fretta, di soldi, di consumi, di parole mal dette o mai dette, di emozioni soffocate, di paure. Di genitori distratti che, per un figlio "malfunzionante", chiedono solo una rapida riparazione. Di un mondo adulto solo in apparenza, al quale bisogna chiedere di crescere per i suoi figli, insieme a loro, affinché diventi un mondo migliore di questo. Ponte alle Grazie, euro 15, pagine 224

lunedì 25 maggio 2009

Gravidanze precoci in Inghilterra


E' un tema particolarmente trattato in questi ultimi mesi che ha scosso notevolmente la comunità dei genitori, degli educatori e delle istiuzioni italiane, un esempio di "avanguardia sociale" non di certo invidiabile...
Questo è uno dei siti inglesi in cui i giovani possono trarre informazioni utili su come prevenire gravidanze precoci ed a quali strutture rivolgersi in caso di necessità:
tratto da un articolo del sito italiano http://www.icn-news.com/?do=news&id=6666

domenica 24 maggio 2009

EMERGENZA EDUCATIVA: suicidi giovanili, uno strazio che interroga


Lui, un quindicenne di origine indiana, adottato da una famiglia di Potenza, ha forse deciso di farla finita per una delusione d’amore. Così si è dato fuoco ed è morto. Lei, stessa età, milanese, si è gettata sotto il metrò. È stata salvata in extremis, ma perderà un braccio. Perché? Forse non aveva accettato la separazione dei genitori. Forse, forse, forse... Occorre ripeterlo mille volte quando si tenta di indagare le ragioni che por­tano un adolescente a scegliere di 'chiamarsi fuori', di non vivere più. Per­ché anche quando la motivazione sembrerebbe evidente – il giovane lu­cano aveva inviato un sms per spiegare il suo gesto – in realtà non c’è mai una sola ragione, un solo impulso. Dietro quella scelta di morte si intrec­ciano e si sovrappongono decine di sollecitazioni negative, di pensieri di­storti e fuorvianti. Forse, neppure loro, i ragazzi che non vogliono più vi­vere, potrebbero dire spiegare cosa c’era davvero dietro quel loro, terribi­le, innaturale, tragico salto nel nulla. Ieri Pransath Folliero, aveva mandato tre messaggini alla sorella, a un vi­cino di casa e a un amico: «Non ce la faccio più, sto per buttarmi. Mi tro­verete sull’asfalto», Così, per una delusione d’amore, si è suicidato dan­dosi fuoco con la benzina e gettandosi poi da una scalinata. Era stato a­dottato nel 1996 da una famiglia di Pignola (Potenza). Ieri mattina ha pre­so un autobus e invece di dirigersi al Liceo scientifico «Galilei», dove fre- quentava la IH, ha raggiunto una scalinata in centro. Dopo aver posato lo zai­netto, in cui aveva messo una bottiglia piena di benzina, ha preso il cellulare e ha inviato i tre sms. Poi il gesto fatale. Poco dopo l’arrivo della madre e del­la sorella (di due anni più grande). La ragazza era a scuola, all’istituto tecni­co commerciale «Nitti», alla periferia della città. In centro è stata accompa­gnata da un collaboratore scolastico a cui, durante il tragitto in automobile, aveva raccontato che Prasanth da alcuni giorni era triste, non mangiava. Tut­to a causa di «una cotta» sfortunata. Null’altro. Almeno in apparenza. I due fratelli, infatti, erano perfettamente integrati, benvoluti e amati dai genitori. Lui frequentava la parrocchia con un passato da chierichetto, si divertiva con chitarra e tastiere, non disdegnava lo sport. Senza particolari problemi né di studio né di amicizie. Molto simile la vicenda della ragazzina milanese che ha tentato di togliersi la vita. Ieri mattina, invece di andare a scuola, è scesa nella stazione Primatic­cio della Linea 1 del metro e si è gettata sotto il treno. Un gesto, avrebbe spie­gato la mamma, mai preannunciato prima. Qualche difficoltà l’aveva già in­contrata: una bocciatura scolastica, i genitori separati, forse un po’ di gelosia verso il fratello più piccolo. «La mamma - hanno riferito i carabinieri - ha det­to che la figlia l’anno scorso era stata bocciata e che era seguita da uno psi­cologo». Ma il nonno, Pietro V., ha smentito categoricamente che soffrisse di problemi psichici. «Non aveva mai assorbito il colpo della separazione dei ge­nitori, ma non c’era nessun segnale che facesse presagire un gesto simile».


«Dobbiamo ricondurre l’impulso a un ragionamento razionale», dice Anna Oliverio Ferraris. Adolescenti, ovvero impulsivi: in un istante decidono e mettono in atto. E a spingerli verso l’estremo può bastare quello che all’occhio adulto sembra un nonnulla, ma che per loro significa tragedia: «Una delusione da parte degli amici o della persona amata, una brutta figura di fronte al mondo, che poi magari è solo un brutto voto preso a scuola. Ma sempre più spesso emerge anche una depressione giovanile, legata magari alla situazione familiare che genera infelicità...». C’è un po’ di tutto nell’analisi proposta da Anna Oliverio Ferraris, docente di Psicologia dell’età evolutiva alla Sapienza di Roma e autrice di un recente libro dedicato ai suicidi adolescenziali ("Chiamarsi fuori", ed. Giunti), quasi un riassunto delle due vicende avvenute ieri.

Tratto da Avvenire.it del 24/05/09

La peer education contro la cultura dello sballo



Sono tre i suggerimenti che Vittorino Andreoli, psichiatra di fama internazionale, ... ha consegnato alla platea di adulti - c'ero anch'io - che ha seguito la sua conferenza: non sentitevi onnipotenti, anche voi sbagliate; evitate di dire "ai miei tempi", perchè le cose sono radicalmente cambiate e i confronti non sono possibili; ammettete con i vostri figli che anche voi siete fragili. Andreoli è stato invitato per parlare dei giovani. Oggi il mondo adolescenziale - ha detto lo psichiatra - è portato alla distruttività, è vittima di pulsioni di morte. Il 14% dei ragazzi accusa episodi di depressione clinica, che non è tristezza o malinconia, ma una vera e propria malattia. L'alcol, le sostanze che procurano dipendenza sono spesso scorciatoie che i giovani praticano nel tentativo di risolvere i loro problemi.Andreoli ha elogiato l'iniziativa del Comune che ha promosso un programma di 'peer education', che vuol dire letteralmente di 'educazione tra pari', da intendere in termini di età. E' più facile che i ragazzi ascoltino i loro coetanei che gli adulti: questo il principio. Il programma ha coinvolto in una attività formativa una settantina di giovani, dai 16 ai 24 anni. Il loro compito sarà quello di entrare nei bar e nei luoghi di ritrovo frequentati dagli adolescenti per testimoniare che è possibile divertirsi, fare festa, stare con tutti anche senza sballarsi. L'invito che rivolgeranno sarà, in primo luogo, quello a non bere. Molti gestori di bar hanno già dichiarato la loro disponibilità a sostenere il progetto. Per Andreoli ci sono spazi in cui la comunicazione tra ragazzi è enormemente più efficace delle forme tradizionali di educazione, gestite dagli adulti: genitori o insegnanti.

giovedì 21 maggio 2009

Adolescenti a lezione di sessualità



Ciao, ho trovato un video interessante sul tema dell'educazione alla sessualità nelle scuole secondarie e, non potendolo allegare, ve ne segnalo l'indirizzo. E' una vera e propria lezione tenuta da esperti. Buona visione!

domenica 17 maggio 2009

Quando la cura non serve (al paziente)


... Per sgombrare il campo da tanta confusione e ignoranza che esiste ancora oggi in Italia su questi temi, voglio rammentare che gay si diventa, senza una scelta volontaria, come normale possibilità dello sviluppo umano. Così come eterosessuali non si nasce, ma si diventa come altrettanta normale possibilità dello sviluppo. Non sono io a dirlo, ma decenni di ricerche e studi scientifici che hanno portato non solo ad eliminare l’omosessualità dalla lista dei disturbi mentali, ma anche a considerarla un’espressione del tutto naturale dell’affettività e della sessualità umana.
Questa è infatti la posizione ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e di tutte le Associazioni ufficiali che rappresentano gli psicologi e gli psichiatri europei e americani. L’APA, l’Associazione degli Psicologi Americani, per esempio, riporta nel suo sito una nota informativa sull’omosessualità molto chiara ed esplicita.
L’Ordine dei Medici e quello degli Psicologi italiani considerano un grave abuso professionale, passibile di sanzioni deontologiche, ogni tentativo del professionista volto a modificare l’orientamento sessuale di un paziente. tratto da http://queer.vareseblog.it/category/storie-di-ordinaria-omofobia/

17 maggio giornata internazionale contro l'omofobia


GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO L'OMOFOBIA, LE INIZIATIVE A FIRENZE Nelle scuole un progetto sul bullismo e le discriminazioni di genereDomenica 17 maggio, in occasione della giornata internazionale contro l’omofobia, la città di Firenze organizza alcune iniziative: la prima è la campagna di sensibilizzazione sul tema, mediante l’affissione dei manifesti e la veicolazione dei deplianti informativi in alcune piazze della città. L’assessore alle pari opportunità e cultura delle differenze ha ricordato che il lavoro di informazione deve essere svolto fin dalla scuola, in modo da contrastare le discriminazioni e gli atteggiamenti violenti, e far nascere il rispetto dell’altro e delle sue diversità. L’amministrazione sta già operando in questo ambito e tra le offerte formative, per le scuole secondarie di primo grado, è incluso un progetto su bullismo e discriminazioni legate agli stereotipi di genere, dal titolo “Da Giove a Giunone a Barbie e Ken”. Hanno partecipato quest’anno 512 alunni, provenienti da 10 scuole, e 21 insegnanti. Il progetto è nato con lo scopo di educare gli alunni ad un atteggiamento più flessibile verso i generi e i ruoli di genere, e quindi renderli capaci di analizzare criticamente gli stereotipi e le loro conseguenze su un piano psicologico e sociale. L’iniziativa è stata coordinata da una psicologa, esperta sulle tematiche di genere, che opera attraverso giochi esperenziali e lezioni.E’stato poi ricordato che l’amministrazione fiorentina ha aderito, fin dal giugno 2007, alla “Carta d’Intenti”, ovvero la rete nazionale delle pubbliche amministrazioni contro le discriminazioni in tema di orientamento sessuale e sull’identità di genere.Per quanto riguarda gli appuntamenti sabato 16 maggio, dalle 15,30 alle 18, l’Arcigay promuoverà una campagna di sensibilizzazione con materiale informativo, in alcune piazze fiorentine. Il Presidente del Quartiere 1 ha ricordato che, sempre nello stesso giorno, alle 21, all’ex carcere delle Murate, viene inaugurata la mostra itinerante “What sex is an angel?”. E’ una mostra ideata, curata e realizzata dai ragazzi del biennio di specializzazione dell’Istituto I.S.I.A di Firenze. Seguirà un dibattito sul tema omo-transfobia e sulle gravi forme di discriminazione nei confronti di persone omosessuali e transessuali.

giovedì 14 maggio 2009

Ecco la saga che ha appassionato le mie allieve ed i miei allievi

Saga In Canada e presto in Italia le riprese della serie che ha fan in tutto il mondo
Sul set del secondo Twilight: vampiri, passioni (e licantropi)

VANCOUVER — Tra gli alberi dei boschi di Burnaby Park, a un'ora di macchina dalla città, appaiono nella notte fonda pallidi vampiri dagli occhi arrossati e «umani-licantropi-mutaforma» con impermeabili e stivali di gomma, causa il vento gelido e la pioggia. Non succhiano sangue, ma bevono caffè caldo e offrono all'ospite dolcetti alla vaniglia. Si gira New Moon, secondo round della saga Twilight, un fenomeno cine-letterario mondiale, che grazie al fascino dark del vampiro innamorato Edward Cullen (l'allampanato inglese Robert Pattinson) ha costretto a tutte le latitudini i genitori ad accompagnare i figli più piccoli a vedere e rivedere «la romantica storia d'amore per eccellenza del cinema contemporaneo» facendo sì che anche i libri di Stephenie Meyer (per ora quattro) diventassero bestseller con 25 milioni di copie vendute nel mondo. In barba alle critiche di Stephen King, che li ha definiti «ciarpame».
... Passata la notte tempestosa di una scena clou, dopo poche ore di sonno, ecco tutti di nuovo sul set nella tarda mattinata, di fronte a una scuola dove sciami di ragazzi si incontrano. Spiano con gli zainetti sulle spalle Bella, che arriva a tutto gas in moto con Jacob perché, ferita nel cuore dalla sparizione del suo vampiro, decide di sfidare con sport estremi e ogni rischio il suo sofferente destino. Il regista è soddisfatto: «Prima di tutto dal cast eccellente. ... Perché a mio parere Twilight è diventato una sorta di fenomeno di culto per i giovani? Rende palpabili i loro desideri più segreti, le paure, il sogno di immortalità per amore». Spiega: «La saga coniuga in modo casto l'eterno binomio di amore e morte e miscela veleni e tenerezze. In questo secondo film l'ingresso dei licantropi è determinante, ma smentisco nel modo più assoluto che ci siano gelosie e tensioni tra il protagonista del primo film, Robert Pattinson, e Jacob/Taylor, alla guida dei licantropi e che interpreta scene in cui può mettere in pratica i suoi reali dodici anni di studio delle arti marziali. Sento la responsabilità dell'attesa di New Moon, che ha più elementi sovrannaturali del primo: è la storia di un cuore spezzato e della sua ricomposizione. Ho pensato, dirigendolo, al Dottor Zivago.
I protagonisti sono cresciuti, ma la loro emotiva sensazione di sentirsi perduti per sentimenti forti e malati, come spesso è romanticamente malata l'adolescenza, è salda». Kristen Stewart, attualmente sugli schermi Usa con un personale successo di critica nella commedia Adventureland, dice: «L'amicizia è la componente più importante di questa seconda puntata, segna una svolta. È una storia a molte facce di triangoli amorosi e repressioni, una crescita con passaggi nel tempo e senza tempo, con una angolazione che mi rende orgogliosa: la sete sincera di emozioni vere, non stereotipate. I miei film preferiti sono Improvvisamente l'estate scorsa e Un posto al sole. Twilight, per me, ha le stesse, sofferte lacerazioni». Robert Pattinson dice che «il fenomeno Twilight» ha conquistato le platea perché racconta «vite e tormenti di outsider, travolti da una sorta di romantica febbre, che fa diventare lo spettatore parte del puzzle delle loro giovinezze. La mitologia, poi, ha un peso determinante nell'intreccio reale e fantasy».
Giovanna Grassi

mercoledì 13 maggio 2009

l'amicizia

Adolescenti alla scoperta della sessualità



La gran parte dei ragazzi e delle ragazze di 15-16 anni sono disorientati, e spesso spaventati, di fronte ai nuovi bisogni sollecitati dalle pulsioni corporee con le quali sono alle prese.Così la “prima volta” - come i ragazzi la definiscono - sembra essere vissuta come il trampolino da cui spiccare il balzo verso la definizione del proprio essere maschio o essere femmina: “solo dopo averlo fatto sarò sicuro di essere veramente un maschio”, afferma un ragazzo durante una discussione. Il primo rapporto è ambito e desiderato (“penso che dia come la sensazione di un trionfo!” - maschio), ma al tempo stesso temuto come punto di non ritorno (“si rischia di rovinare tutto” - femmina), o come qualcosa di ancora troppo grande per sé (“ho paura di non essere capace” - maschi e femmine), comunque come il segnale di un importante cambiamento dell’immagine di sé (“dopo c’è una maggior consapevolezza dei sentimenti...” - femmina -, “si abbandonano le fantasie, si diventa più responsabili...”, oppure “cambia il modo di considerarsi...” - maschi e femmine ).Per ognuno la sessualità assume significati diversi e non è certamente fine a se stessa, ma è legata a parecchi altri aspetti della crescita, in primo luogo al rapporto con i genitori. In particolare sembra sia molto difficile per i ragazzi pensare alla “prima volta”, o ipotizzare come potrebbe essere, senza coinvolgere i genitori. Essi, esclusi di fatto dall’esperienza dei figli, sono comunque presenti nei loro pensieri e nelle loro fantasie, come figure da cui staccarsi, come coloro che, se lo sapessero, li caccerebbero di casa (particolarmente i genitori delle femmine). Oppure come coloro che invece ne sarebbero orgogliosi (specialmente i genitori dei maschi), che mai penserebbero che il loro bambino o la loro bambina potrebbe fare certe cose, ecc.D’altra parte, per i ragazzi il compito evolutivo fondamentale è quello di separarsi dai genitori, per sperimentare se stessi da soli. E questo compito è particolarmente faticoso da portare avanti, perché richiede di lasciare le vecchie sicurezze per appropriarsi di nuove possibilità, fra le quali quella di vivere una propria vita sessuale, esattamente come fanno i genitori. Così compare spesso la conflittualità nel rapporto con loro, ma anche il bisogno di restare aderenti ai modelli che propongono, un rivendicare la propria libertà ed i propri diritti, ma al tempo stesso il desiderio che i genitori contengano questa libertà con regole e limiti ben definiti. di Marino Losavio, psicologo psicoterapeuta

domenica 10 maggio 2009

La Peer Education, Prof. Vertecchi


La sua traduzione letterale è educazione tra pari, e la spiegazione di questo concetto che ci rappresenta è - nel linguaggio ufficiale e, ahimé, inevitabilmente "accademico" - la seguente: l'educazione tra pari è una strategia educativa volta ad attivare un processo naturale di passaggio di conoscenze, di emozioni e di esperienze da parte di alcuni membri di un gruppo ad altri membri di pari status. Ovvero, secondo questa prospettiva, è un intervento che mette in moto un processo di comunicazione globale, caratterizzato da un'esperienza profonda e intensa e da un forte atteggiamento di ricerca di autenticità e di sintonia tra i soggetti coinvolti. Comunque, questa pratica va oltre il momento educativo e diviene una vera e propria occasione per il singolo adolescente, il gruppo dei pari o la classe scolastica, per discutere liberamente e sviluppare momenti transferali (cioè passaggi di esperienze, competenze e partecipazioni, ...) intensi. Molto efficace, ad esempio, e forse più usato finora, è il cosiddetto metodo tutoriale, che utilizza un peer tutor, cioè uno studente che sappia già fare con padronanza il compito di apprendimento e che utilizza il "lavoro cooperativo" in un piccolo gruppo, per facilitare l'apprendimento di uno o più allievi con problemi in quel settore di contenuto.

Perchè educare all'affettività


La scuola è chiamata a prendersi cura dei suoi alunni, quindi, ad occuparsi
integralmente di loro. Questa, però, viene scelta dai genitori e da qui inizia la
stipulazione del contratto formativo. Tutti i soggetti coinvolti sono responsabili del
processo di crescita di ognuno. Così come noi docenti ci impegniamo
nell’alfabetizzazione culturale, è altrettanto importante che ci si occupi di
un’alfabetizzazione affettiva. Sono molti gli studi che ci hanno messo in evidenza
quanto l’apprendimento sia fortemente influenzato dalla sfera affettiva. Chiunque operi
nel campo educativo all’interno o all’esterno dell’istituzione sente la fragilità delle
persone con cui viene a contatto: aumentano i bambini aggressivi, violenti, depressi,
difficili da gestire ed i genitori con cui è difficile stabilire relazioni costruttive. Tutti
sintomi che manifestano un disagio, un malessere.
Come si può pensare di proporre istruzione a chi non sta bene con sé?
Risveglio
Qualunque fiore tu sia, quando verrà il tuo tempo, sboccerai. Prima di allora una lunga e fredda notte potrà passare. Anche dai sogni della notte trarrai forza e nutrimento. Perciò sii paziente verso quanto ti accade e curati e amati senza paragonarti o voler essere un altro fiore, perché non esiste fiore migliore di quello che si apre nella pienezza di ciò che è. E quando ciò accadrà, potrai scoprire che andavi sognando di essere un fiore che aveva da fiorire.

venerdì 3 aprile 2009

Parte il blog: Educazione all'affettività e Peer Education


Questo blog nasce da un'interessante esperienza di formazione universitaria, all'interno della quale ci è stata data l'opportunià di sperimentare molti strumenti del web, della tecnologia web 2.0 nonchè l'apertura di alcuni blog, fra i quali questo. Il titolo da dare a questi blog era libero, pertanto inizialmente ho pensato di configurarlo con un titolo generico; ora che abbiamo effettuato una approfondimento attraverso un motore di ricerca personalizzato, ho creduto opportuno di modificare il titolo del blog, adeguandolo a quello della mia ricerca sul tema della formazione, nello specifico si tratta di un blog sull'Educazione all'affettività e alle Malattie Sessualmente Trasmesse (MST) e sulla Peer Education.

Invito chiunque avesse informazioni utili rispetto alla mia ricerca a postarle qui nel blog, in modo da arricchire la comunità nella formazione a questo tema che io ritengo ancora troppo trascurato nelle scuole, specialmente nelle secondarie di primo e di secondo grado.

Grazie a tutti per la collaborazione!